Omelia di Padre Emmanuel Schwab

Natività del Signore – Anno B

1era lettura: Isaia 52, 7-10

Salmo: 97 (98), 1, 2-3ab, 3cd-4, 5-6

2esimo Lettura: Ebrei 1:1-6

Vangelo: Giovanni 1,1-18

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Grande mistero di quello del Natale!

Il Verbo, che era nel principio, che era presso Dio, che era Dio: il Verbo si è fatto carne. La seconda Persona della Santissima Trinità, il Verbo, il Figlio, si è fatto uomo in tutta la realtà della vita dell'uomo.

La lettera agli Ebrei ci dirà che lo era come noi in tutto fuorché nel peccato (4,15). E il peccato non è un eccesso dell’umanità: il peccato è un difetto dell’umanità. Gesù è più uomo di ognuno di noi. Egli ci rivela così il valore che abbiamo agli occhi di Dio. Dio deve amare l'uomo perché venga a condividere la sua vita!

In questo Prologo che abbiamo appena ascoltato, un’affermazione è carica di significato, soprattutto oggi: “La vita era la luce degli uomini”.. La vita è la luce degli uomini... Ciò significa che qualsiasi attentato alla vita ci mette nelle tenebre, spegne la luce. E questo vale per tutta la creazione. Non è solo la vita umana ad essere la luce degli uomini, è la vita. C'è un'ecologia sana, che trova la sua fonte non solo nei racconti della creazione del libro della Genesi, ma anche in questa affermazione. La tutela delle specie animali fa parte della nostra responsabilità, di noi a cui Dio ha affidato il creato, perché la vita è la nostra luce.

Ma ancor più vita umana. La vita dal suo primo inizio. Quando questa primissima cellula appare nel grembo materno.

La vita, anche quella disabile, è una luce. La vita, anche ferita, anche sofferente. La vita di chi non può più parlare. La vita del tossicodipendente è una luce. E vogliamo spegnere la luce.

Che tragedia viviamo all'inizio del millennio, amare così poco la vita! Teresa ama la vita. Lo ama così tanto che vuole sperimentarlo nella sua pienezza, nella sua totalità, nel suo compimento. E capisce che questa vita realizzata, questa vita piena e completa, è quella verso cui camminiamo, è il Regno, è la santità! E questa donna determinata che è Teresa sceglie la via più rapida che porta alla vita eterna, che è la pienezza della vita! Non svaluta in alcun modo questa vita sulla terra. Ma lei capisce che non è cercando il godimento quaggiù che ci si dispone a ricevere la pienezza della vita, ma che è essendo fedeli a Dio e percorrendo la strada con Gesù.

È questa seconda cosa che vorrei sottolineare in questa celebrazione del Natale. Il tempo, ogni tempo liturgico ha la sua colorazione. E il tempo di Natale si colora imparando a conoscere la compagnia di Gesù. Si tratta di rinnovare in noi un rapporto costante con Gesù che è presente a noi.

Spesso siamo noi a non essere presenti per lui. E vediamo chiaramente, scorrendo tutti gli scritti di Teresa, come questa presenza di Gesù sia costante, e come questa presenza di Gesù non sia la presenza di un Gesù, come dire, immaginario, o di un Gesù completamente spirituale… Teresa si affida all’umanità di Gesù. Diventa contemporaneo al Vangelo, ovvero il Vangelo diventa contemporaneo a se stesso. Ella è in dialogo con il bambino Gesù. Ella gioisce di essere per Gesù un giocattolo come un bambino a sua disposizione, ed è felice di rendere questo servizio a Gesù che ama.

Quando sperimenta l'aridità della preghiera dove prega senza alcuna percezione di nulla, è dal Vangelo che interpreta ciò che sperimenta: dice che Gesù che passa la sua giornata rincorrendo la pecora smarrita ha la fortuna di poter venire a riposare nella suo. E lo lascia dormire, perché è quello di cui ha bisogno. Modo meraviglioso per entrare nell'umanità di Gesù e per prendere sul serio una relazione esistenziale e contemporanea di sé con Gesù.

Il cuore della vita cristiana, amici miei, è Gesù! Il cuore della vita cristiana è il nostro rapporto con Gesù. Ed è per questo che dobbiamo prestare tanta attenzione a coltivare questa relazione.

Leggere e rileggere i Vangeli.

Prega Gesù, parla con lui.

ContemplateLo nel mistero dell'Eucaristia.

InvocateLo per aiuto nella guerra spirituale.

E capire che è la manifestazione dell'amore che Dio ha per noi.

Piacere a Gesù non significa fare tutto bene come lui dice.

Piacere a Gesù è fondamentalmente accettare che abbia dato la sua vita per me. Che sono così incapace di tutto che, in un certo senso, non c'era altra soluzione che Gesù, Dio fatto uomo, che ha dato la sua vita per me. E invece di angosciarmene, ne gioisco ed entro in una gratitudine che mi porta alla conversione. Quando capisco, contemplando Gesù, quanto sono amato da Dio, quanto sono amato da Gesù, adesso, in questo preciso momento, allora cresce dentro di me un ringraziamento, una gratitudine. Ciò che Dio vuole, innanzitutto, è che ci lasciamo amare da Lui. Ciò che Gesù vuole innanzitutto è che lo accogliamo nella nostra esistenza concreta come nostro compagno di viaggio, come nostro primo amico.

Chiediamo questa grazia celebrando questa Eucaristia, per saper accogliere Gesù e lasciarci amare e condurre da Lui.

Amen