Omelia di Padre Emmanuel Schwab, rettore del Santuario

Veglia pasquale

Lettura: Romani 6,3b-11

Vangelo: Marco 16,1-7

Clicca qui per scaricare e stampare il testo in pdf

«Risorto dai morti, Cristo non muore più, la morte non ha più potere su di lui. » Nella risurrezione di Gesù è accaduto qualcosa di definitivo per tutta l’umanità: la morte non ha più potere su di lui. In Gesù la morte è morta e la salvezza consiste ora nell'unirsi a Gesù, nel divenire UNO con Lui per beneficiare di questa vittoria sulla morte liberamente, senza merito da parte nostra.

Questo è ciò che Paolo sta cercando di farci sentire: “Noi tutti che mediante il battesimo eravamo uniti a Cristo Gesù, alla sua morte siamo stati uniti mediante il battesimo. Se dunque, mediante il battesimo che ci unisce alla sua morte, siamo stati deposti con Lui nel sepolcro, è perché possiamo camminare in una novità di vita. (ἐν καινότητι ζωῆς περιπατήσωμεν). Nel giorno del nostro battesimo è accaduta anche una cosa irreversibile: nel giorno del nostro battesimo siamo entrati in questa novità di vita.

Ma il passare del tempo, la stanchezza dei giorni e il fatto che non siamo ancora nella pienezza, fanno sì che dobbiamo ritornare regolarmente alla fonte per ritrovare la consapevolezza di ciò che Dio ha fatto per noi, e rinnovare in noi l'impegno di tutta la nostra vita per vivere la vita di Cristo. La Quaresima che abbiamo appena vissuto è stata una formazione, una preparazione per entrare nei 50 giorni del tempo pasquale che inizia oggi: il tempo liturgico più lungo dell'anno, il tempo liturgico più importante dell'anno... perché per noi è imparare a vivere di nuovo in questo nuovo modo di vivere. Le sante donne vanno al sepolcro. Portano via gli aromi che avevano preparato per il corpo morto di Gesù. Cercano il Crocifisso: Cerchi Gesù di Nazaret, il Crocifisso? Ma qualcosa è cambiato: È resuscitato, non è qui. Vogliono ritornare prima della Passione, davanti alla Croce, per trovare il loro Signore, anche se è crocifisso, anche se è nel sepolcro, è pur sempre lui in un certo modo. Ma no, non c'è più. Questo parla di una tentazione che abbiamo: voler guardare indietro al nostro passato, come se avessimo la possibilità di recuperarlo e cambiarlo. Il tempo scorre linearmente verso il futuro: nessuno ricostruisce la propria vita, è un'espressione fuorviante. Andiamo avanti con le nostre vite, a volte in modo diverso, ma non ricostruiamo le nostre vite. Se c'è peccato nella nostra vita, è sempre ieri. Per questo quando mi confesso uso il passato e non il presente, perché il peccato è avvenuto ieri. Oggi Dio mi dà la grazia. Oggi Dio mi apre il futuro.

Questa risurrezione di Gesù e il battesimo che mi permette di prenderne parte, e la conferma che mi riempie della pienezza dello Spirito Santo, tutto questo mi assicura che la Salvezza è venuta per me. E come ho detto domenica scorsa che Gesù non può salvarsi da solo come dicono i sommi sacerdoti, ma si lascia salvare dal Padre, dobbiamo accettare diessere salvato e non per salvarci. La nostra salvezza non è al termine dei nostri sforzi: la nostra salvezza è all'origine dei nostri sforzi. È perché Dio ci ha salvati in Gesù Cristo che un amore di gratitudine e riconoscenza deve sgorgare dai nostri cuori. E questo amore di gratitudine porta alla conversione della nostra morale.

È l’amore in risposta che ci farà fare grandi cose, non sono i nostri sforzi. Ed è per questo che dobbiamo abbandonare i nostri peccati a Dio. Furono precipitati con Cristo nell'inferno per rimanervi per sempre. Dobbiamo allora accogliere costantemente questa salvezza, rendere costantemente grazie a Dio perché siamo salvati, abbandonare costantemente i nostri peccati a Cristo per implorare costantemente la carità, per amare Dio e i fratelli come Gesù ama suo Padre e come noi.

Su questo argomento Teresa ci incoraggia enormemente; Vi rileggerò senza dubbio la fine del manoscritto C, all'inizio di luglio 1897:

Sì, lo sento, anche se avessi sulla coscienza tutti i peccati che si potrebbero commettere, andrei, con il cuore spezzato di pentimento, a gettarmi nel braccio di Gesù, perché so quanto Egli ama il figliol prodigo che ritorna a Lui. Non è perché il buon Dio, nella sua premurosa misericordia, ha preservato la mia anima dal peccato mortale che mi elevo a Lui attraverso la fiducia e l'amore. MSC 36

Il manoscritto si ferma qui, ma nel Carnet Jaune dell'11 luglio abbiamo una precisazione:

Si potrebbe credere che è perché non ho peccato che ho una così grande fiducia nel buon Dio. Ti prego, dimmi, Madre mia, che se avessi commesso tutti i delitti possibili, avrei sempre la stessa fiducia, sento che tutta questa moltitudine di offese sarebbe come una goccia d'acqua gettata in un inferno ardente.

Il Crocifisso non è più nel sepolcro, è risorto. I nostri peccati sono stati inghiottiti dalla morte di Cristo, e ora Egli ci dona parte del suo Spirito. “Non aver paura! Cerchi Gesù di Nazaret, il Crocifisso? È risorto: non è qui. Questo è il posto dove è stato lasciato. E ora andate a dirlo ai suoi discepoli e a Pietro: «Vi precede in Galilea. Lì lo vedrai, come ti ha detto”. » Dove possiamo incontrare oggi il Risorto? Dove ci precede? Egli ci precede nel cuore di tutti i nostri contemporanei. È andando nella Galilea delle nazioni, cioè ovunque nel mondo, andando dove viviamo e annunciando la risurrezione di Gesù che lo incontreremo. Non è tenendo lo sguardo fisso sul sepolcro che vedremo il Risorto, è annunciandolo ai nostri fratelli.

Non è ritornando costantemente ai nostri peccati, anche gravi e ricorrenti, che riceveremo la salvezza, è contemplando Cristo.

Non è rivolgendoci a noi stessi che troveremo la vita, ma è seguendo il Risorto affinché Egli ci conduca, attraverso la sua Passione e attraverso la sua Croce, alla gloria della sua risurrezione.

Amen