Omelia di Padre Emmanuel Schwab, rettore del Santuario

Appello decisivo di due catecumeniin nome del Vescovo delle Forze Armate

4esimo Domenica di Quaresima – Anno B

1era lettura: 2 Cronache 36,14-16.19-23

Salmo: 136 (137), 1-2, 3,4-5, 6

2esimo lettura: Efesini 2,4-10

Vangelo: Giovanni 3,14-21

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Il popolo di Dio insediato sulla terra sulla quale Dio lo ha condotto finisce per dimenticare Dio, moltiplicando le infedeltà, profanando la casa di Dio con l'idolatria, abbandonando i comandamenti. E in modo misericordioso, il Signore Dio manda i profeti perché l’uomo possa ascoltare la parola di Dio, questa parola che dà la vita e che salva.

“Ma essi deridevano i messaggeri di Dio, disprezzavano questa parola e si burlavano dei suoi profeti”.

Ammetto che leggendo queste righe non posso fare a meno di pensare all'Europa e al nostro Paese. «Francia, figlia primogenita della Chiesa», disse Giovanni Paolo II a Le Bourget nel 1980, «Francia, figlia primogenita della Chiesa, che ne hai fatto delle promesse del tuo battesimo? » (Giovanni Paolo II, 1er giugno 1980, estratto dell'omelia pronunciata a Le Bourget). E non mancano i profeti, a cominciare dagli ultimi tre papi san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco, per portare alta la parola di Dio e ricordare le esigenze della vita umana, il senso della vita umana e la verità della vita umana. Amore... Ma essi deridevano i messaggeri di Dio, disprezzavano le sue parole e deridevano i suoi profeti.

A volte, per la nostra conversione, dobbiamo “sbattere contro il muro” per fermare definitivamente il nostro cammino e iniziare, come il figliol prodigo, ad entrare in noi stessi per cercare la fonte della vita. Tu che chiedi di ricevere il battesimo, hai in un modo o nell'altro incontrato Cristo Gesù che ti ha toccato, e hai trovato in Lui e nella comunità dei discepoli, la Chiesa, un senso: il senso della tua esistenza... Perché scoprendo Cristo noi scoprire chi è Dio, chi siamo noi e il senso della nostra vita. Se non c'è Dio, se non c'è salvezza, l'unico orizzonte è il cimitero. Se c'è il cielo, allora cambia tutto! Abbiamo cantato il Salmo 136, che è un salmo dell'esilio, quando in VIesimo secolo prima di Gesù, il popolo di Giuda fu deportato in massa a Babilonia e i figli di Israele che si trovavano a Babilonia, sulle rive dei fiumi di Babilonia, piansero il loro esilio:

Ricordando Sion,

ai salici circostanti

avevamo appeso le nostre arpe.

Come canteremmo una canzone del Signore

in terra straniera?

Se ti dimentico, Gerusalemme,

lascia che la mia mano destra mi dimentichi!

In una lettera a Léonie, Thérèse le dice:

[Durante la Quaresima] mi accontenterò di seguire Gesù nella sua via dolorosa, appenderò la mia arpa ai salici che sono sulle rive dei fiumi di Babilonia... Ma dopo la risurrezione riprenderò in mano la mia arpa, dimenticando per un momento che sono in esilio; con te canterò la felicità di servire Gesù e di vivere nella sua casa, la felicità di essere sua sposa per il [2r] tempo e per l'Eternità!... LT 175 a Léonie 24 febbraio 1895.

Teresa è molto sensibile alla questione dell'esilio. Per lei la vita in pienezza è infatti il ​​Cielo, la nostra Patria, e noi siamo qui, su questa terra, in esilio. Questa tensione tra l'esilio che evoca la Quaresima e la patria che evoca il tempo pasquale, questa tensione tra l'esilio e la patria si risolve agli occhi di Teresa alla presenza di Gesù. In Gesù il Cielo è presente sulla terra, in Gesù la Patria è presente nell'esilio. E in Gesù, per Lui e con Lui, possiamo vivere questo esilio avendo già il cuore presente in Patria, avendo già il cuore presente in Cielo e imparando a vivere, in questo esilio, come se fossimo già in Cielo. Questo è ciò che realizza in noi la grazia del battesimo, questo dono misericordioso di Dio. Questo è ciò che ci dice Paolo: “È per grazia che siamo salvati. Non viene da te, è il dono di Dio. Questo non viene dalle azioni: nessuno può esserne orgoglioso”.

Nei sacramenti dell'iniziazione cristiana, in questo esilio, siamo immersi nella morte di Cristo per risorgere con Lui e diventare già ora cittadini del Cielo; e per la grazia dello Spirito Santo, che ci è donato in pienezza nel sacramento della Cresima, per essere resi capaci, in questo esilio, di vivere la via della vita in Cielo. La carità, ci dirà Paolo nella Lettera ai Romani al capitolo 5, la carità di Dio – cioè l'amore con cui Dio ama – questa carità di Dio è diffusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è donato affinché possiamo amare come ama Dio (cfr Rm 5,5).

In un'altra lettera, scritta molto prima, nel 1889 - queste sono le lettere del tempo del noviziato che sono davvero straordinarie e non posso raccomandare di leggerle abbastanza - così, il 12 marzo 1889, sempre in Quaresima, Teresa scrive a sua sorella Céline che è ancora a Buissonnets: La forma di questo mondo sta passando... Presto vedremo nuovi cieli, un Sole più radioso illuminerà con i suoi splendori mari eterei, orizzonti infiniti!... L'immensità sarà il nostro dominio... non saremo più prigionieri su questa terra di esilio... tutto sarà passato!... Con la nostra celeste sposa navigheremo su laghi senza rive... l'infinito non ha limiti, né fondo, né sponda!... «Coraggio, Gesù ascolta fino all'ultima eco del nostro dolore. » Le nostre arpe sono in questo momento appese ai salici che costeggiano il fiume di Babilonia... ma nel giorno della nostra liberazione, quali armonie non faremo udire... con quale gioia faremo tutte le corde dei nostri strumenti vibrare!... LT 085 a Céline il 12 marzo 1889.

E lei continua:

L'amore di Gesù per Céline può essere compreso solo da Gesù!!..

Commento: quando Teresa dice “L'amore di Gesù per Céline”, possiamo sostituire il nome “Céline” con ciascuno dei nostri nomi. L’amore di Gesù per ciascuno di noi è tale che può essere compreso solo da Gesù.

Gesù ha fatto cose pazze per Céline…

Gesù ha fatto cose pazze per ognuno di noi fratelli e sorelle!

Lasciamo che Céline faccia delle pazzie per Gesù... L'amore si paga solo con l'amore - Questa è una parola di San Giovanni della Croce - e le ferite dell'amore si guariscono solo con l'amore.

L'amore si paga solo con l'amore e le ferite dell'amore si guariscono solo con l'amore : questa è la chiave della vita cristiana: è capire che il nostro orizzonte è il Cielo, e che Gesù ha fatto delle pazzie perché noi, poveri peccatori quali siamo, viviamo del Cielo... non solo domani dopo la nostra morte, ma già oggi in comunione con Gesù.

La strada dei catecumeni, come la strada dei battezzati, è essere discepoli di Gesù, è essere innamorati di Gesù, è essere intimamente uniti a Gesù. E il primo compito che deve spettare a noi è curare la nostra relazione con Gesù. Così come anche i coniugi devono prendersi cura del loro rapporto coniugale, cioè prendersi cura del modo in cui si amano, come l'amore di Gesù per la Chiesa e la Chiesa per Gesù.

Ma ognuno di noi deve prendersi cura del proprio rapporto con Gesù. La preghiera, la ricezione dei sacramenti, la meditazione delle Sacre Scritture, a cominciare dai Vangeli, fanno parte di questa cura del nostro rapporto con Gesù.

E concludo sottolineando un punto così importante di questo Vangelo che vi invito davvero a tenere sempre presente nella memoria: “ Dio - Dio Trinità — ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché coloro che credono in lui abbiano la vita eterna». La volontà di Dio è che abbiamo la vita eterna: non un'eternità d'inferno, ma un'eternità di vita. E per questo Cristo Gesù viene, e la sua stessa presenza esercita il giudizio. Egli è la luce del mondo – lo dirà un po’ più avanti (Gv 8,12). Egli è la luce del mondo. Cosa facciamo con questa luce? La luce è venuta nel mondo, disse Gesù a Nicodemo, e gli uomini amarono la luce più delle tenebre (Gv 3,19). Non altri uomini, fratelli e sorelle: questa domanda si pone per ciascuno di noi! A volte amiamo più l’oscurità che la luce, e così facendo compiamo l’opera del diavolo perché chi fa il male odia la luce. Colui che fa il male — il verbo è il verbo πράσσων che significa colui che “pratica” il male. D'altra parte Gesù non parla di colui che fae bene, ma di chi “fa” la verità con il verbo ποιέω “fare” la verità: un'opera che deve essere compiuta. Colui che ha appena fatto il male e che, voltandosi, dice “ma ho fatto il male e me ne pento”, ha già cambiato strada, comincia a fare luce e si apre alla grazia di Cristo e alla grazia di salvezza.

Gesù non ci mette davanti il ​​fatto di fare il male o di fare il bene. Ci mette davanti se amiamo le tenebre o amiamo la luce.

In questo itinerario quaresimale la Chiesa ci invita a fare luce sulla nostra vita

Dopo l'appello decisivo che abbiamo celebrato per voi, spero che ci sia anche la celebrazione delle elezioni, dove la Chiesa chiede ai catecumeni di lasciarsi scrutare da Dio, per fare luce nella loro vita. Ma ognuno di noi, in questa Quaresima, faccia luce, prepari una vera confessione pasquale. Che possiamo davvero lasciarci rinnovare dalla grazia di Cristo, che non nasconderemo un po’ di polvere del nostro cuore sotto il tappeto, ma che, al contrario, arriviamo a metterlo alla luce della misericordia di Dio.

Dio vuole che siamo salvati, più di quanto noi vogliamo!

Dio vuole illuminarci con la sua luce, molto più di quanto noi desideriamo!

Dio vuole essere misericordioso con noi, vuole essere misericordioso con noi molto più di quanto noi desideriamo!

Impariamo, fratelli e sorelle, a lasciarci amare.

Impariamo, fratelli e sorelle, ad accogliere il Signore Gesù.

Sì, come dice Teresa in un’altra lettera ancora:

OH ! che la terra è in esilio!... Non c'è sostegno da cercare fuori di Gesù perché Lui solo è immutabile. Che gioia pensare che non può cambiare...

Amen.